ETICHETTE PSICHIATRICHE
L'ultimo problema che crea molti abusi ed è causa di successive violenze è quello dello "spaccio" di diagnosi psichiatriche. La facilità e la leggerezza con cui si tacciano di schizofrenico e di deliranti, forme del tutto naturali di comportamento umano, o funzioni proprie del neoencefalo umano, come l'immaginazione, il sogno, l'inventiva, lo sdoppiamento dei ruoli ecc. è a dir poco sbalorditiva.
Il giudizio psichiatrico si contrassegna con particolare ottusità e ridicolaggine rispetto a giudizi di altro tipo: antropologico, filosofico, religioso, poetico, culturale, sociologico, psicologico, letterario ecc. (V. Giorgio Antonucci, Critica del giudizio psichiatrico, Ed. Sensibili alle foglie, Roma 93; G. Antonucci /A. Coppola, I pregiudizi e la conoscenza, critica alla psichiatria, ed. Apache, Roma '85).
Mentre il nostro Davide C. nel giugno del '91 era condannato all'amputazione della gamba in seguito a un incendio avvenuto mentre era legato in TSO al Forlanini di Roma (processo in via di istruzione), qualche psichiatra del S. Eugenio continuava a diagnosticare che Davide era malato di mente, perché "delirava" e inveiva come un diavolo contro di loro.
Nessuno di loro aveva mai letto (o provato) come sia naturale delirare in mezzo al fuoco o a causa del bloccaggio della libertà fisica che ancora si perpetrava. Le scelte, obbligate o libere dell'immaginazione umana, vengono bollate come forme di delirio e di schizofrenia, senza che si dica esattamente cosa siano queste (V. Roberto Cestari, L'inganno psichiatrico, idem 95) Le diagnosi psichiatriche, soprattutto quelle che legittimano ricoveri coatti e cure obbligatorie sono spesso, già al momento della loro attribuzione, abusi di carattere gnoseologico, che attaccano l'immagine sociale dell'individuo, il suo diritto alla buona fama negli ambienti di vita e di lavoro.
Diverse persone ci hanno denunciato il fatto che non trovano più lavoro all'uscita dai reparti psichiatrici, nonostante comprovino la loro idoneità con perizie psichiatriche favorevoli. L'intervento da attivare, quindi, è di carattere legale e socioculturale. Il Telefono Viola, pur avendo qualche medico ed alcuni psicologi tra i suoi consulenti "non-psichiatrici", si caratterizza per una scelta propriamente non terapeutica, in quanto ritiene e dimostra che il problema psichiatrico è essenzialmente un problema di interpretazione culturale.