TRATTAMENTI SANITARI OBBLIGATORI
La prima questione, che fornisce le ragioni per l'80% di tutte le denunce, sono i trattamenti sanitari obbligatori (TSO): La Legge 180 del 13 maggio 1978, assorbita nella Legge 833, prevede il TSO come estrema ratio, solo se non vi sono alternative sanitarie di altro genere. Il primo articolo della legge infatti dichiara la sua ispirazione generale, affermando: "Il trattamento sanitario è volontario".
Di fatto, da alcuni anni in qua, i trattamenti psichiatrici sono quasi sempre obbligatori, corrispondenti, cioè, a ricoveri che avvengono coattivamente, con la forza pubblica, approvati, prima o poi, dai due medici psichiatri previsti dalla Legge.
Questo significa che le strutture sanitarie dei Centri Servizi Mentali delle ASL e dei reparti psichiatrici ospedalieri "risolvono" la delicata materia dei conflitti psicologici, sempre più in termini di repressione violante i diritti e di sospensione della libertà personale, contraria, ricordiamo, ai dettami costituzionali.
Inoltre, più del 50% dei TSO entra in un ciclo ripetitivo a breve o media scadenza, per cui più della metà diventano pazienti a vita della psichiatria coattiva. Il TSO è la forma e la sostanza, rimaste inalterate, dell'internamento manicomiale. I giudici tutelari vigilano pochissimo o nulla sull'opportunità dei provvedimenti, che gli psichiatri sottopongono alla loro approvazione. Alcune preture da noi direttamente interpellate dicono: “ma c'è l'autorità dei medici, cosa possiamo obiettare noi!” questo è l'approccio di molti giudici, per cui migliaia di persone sono sottoposte all'unico giudizio di un medico, prima, e di un altro suo collega, dopo, senza che possa intervenire alcuna differente tutela.
Se uno psichiatria è convinto o afferma che tizio è malato di mente e che va ricoverato anche contro la sua volontà (il diniego di un pazzo infatti non conta, anzi il segno della sua malattia mentale è proprio la "non coscienza della sua malattia") non troverà nessuna reale barriera, né nel giudice né nel sindaco, che emetterà l'ordinanza. Sono rari i casi in cui l'intervento del Telefono Viola non genera gravi contrasti con la psichiatria, a causa di questa posizione di arbitrio e di privilegio dello psichiatra della USL o del reparto ospedaliero che commina il ricovero coatto.
Il Telefono Viola fornisce a chi si sente a rischio una procura legale molto utile, che anticipa l'opposizione al TSO da parte del soggetto dell'Associazione, o del suo avvocato. Quando, raramente, siamo arrivati in tempo presso un giudice tutelare, cioè prima della convalida di un TSO, ci sono state buone probabilità di rifiuto o sospensione del provvedimento.
L'assurdo oggi è che, mentre un qualsiasi imputato di atti criminali ha immediatamente diritto ad avere un avvocato prima della conferma degli arresti, l'imputato di "pazzia" da un solo medico, può essere arrestato in reparto psichiatrico e trattato da essere inferiore per settimane, prima che si possa ascoltare un avvocato Questi poi avrà bisogno della perizia di un altro psichiatra, non sempre facile e disponibile. Si tratta di vere e proprie catture senza avvocati e senza processi.
Si aggiunga a queste limitazioni di legge il fatto che per l' 80% dei ricoveri ci troviamo di fronte a persone emarginate dalle famiglie o dalla società, disoccupati senza prestigio e potere economico.
Il TSO è il motivo per cui il Telefono Viola colleziona contrasti e antipatie, perché le vittime di internamento sulla base di pretesti psichiatrici sono un mondo da lasciare al potere degli psichiatri. Ciononostante sono diversi oggi i familiari e i candidati a "pazienti psichiatrici" che chiedono informazioni e apprezzano i consigli per evitare il più possibile il TSO prima che ci si avventuri in un percorso di psichiatrizzazione irreversibile.