GIORGIO ANTONUCCI

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Cominciai a capire che la medicina non funzionava quando entrai negli ospedali e mi accorsi che le relazioni con i vivi sono condotte con la stessa indifferenza che si ha verso i morti. E scoprii che la nostra medicina è un intervento sull’oggetto da accomodare. [...]

 Appare bizzarro, ed è terribile e disumano che, nel momento in cui una persona sta soffrendo, non ci sia il minimo interesse umano per quanto prova. È un modo che facilita la morte, un modo accettato passivamente da tutti, come se fosse naturale. L’ospedale così com’è oggi non risponde assolutamente alle necessità dei cittadini; è un luogo dove si va per essere riparati come degli oggetti, o dove si va a morire senza che nessuno prenda in considerazione il fatto che non siamo degli oggetti, bensì persone.(Giorgio Antonucci)

continua

La fabbrica della cura mentale- Elèuthera- 2013

la fabb della mente

L'establishment psichiatrico definisce il nostro lavoro come privo di serietà e rispettabilità scientifica. Il giudizio non può che lusingarci, dato che esso ci accomuna, finalmente, alla mancanza di serietà e di rispettabilità da sempre riconosciuta al malato mentale e a tutti gli esclusi. (Franco Basaglia)

A distanza di decenni dall'approvazione della legge 180, che sanciva la fine del manicomio, Cipriano ci racconta cos'è oggi un Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura. Se il manicomio ricordava un campo di concentramento, l'attuale spdc ricorda una fabbrica, dove lo psichiatra è il tecnico specializzato addetto alla catena di montaggio umana, e il malato la macchina biologica rotta da aggiustare non con la parola ma con il farmaco. Così, quei luoghi destinati ad accogliere la sofferenza mentale sono diventati le roccaforti di una rinata cultura manicomiale in cui ad apparire socialmente pericolosi sono spesso proprio coloro che avrebbero dovuto garantire la gestione umana ed efficace delle crisi psichiatriche.

"Le parole dello psichiatra sono preziose, e infatti si vendono a peso d'oro. Le si conserva per lo studio privato, per i pazienti danarosi, quelli meno gravi e quindi meno sporchi, più colti… insomma, quelli della stessa classe sociale del terapeuta, come si sarebbe detto in altri tempi".

 

-          intervista a piero cipriano su radio 3 - fahrenheit ascolta

-          intervista a piero cipriano su radio città del capo ascolta

 

Piero Cipriano (1968), medico psichiatra psicoterapeuta, di formazione cognitivista ed etnopsichiatrica, ha lavorato in vari Dipartimenti di Salute Mentale d'Italia, dal Friuli alla Campania, da qualche anno lavora in un SPDC di Roma.

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