GIORGIO ANTONUCCI

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Cominciai a capire che la medicina non funzionava quando entrai negli ospedali e mi accorsi che le relazioni con i vivi sono condotte con la stessa indifferenza che si ha verso i morti. E scoprii che la nostra medicina è un intervento sull’oggetto da accomodare. [...]

 Appare bizzarro, ed è terribile e disumano che, nel momento in cui una persona sta soffrendo, non ci sia il minimo interesse umano per quanto prova. È un modo che facilita la morte, un modo accettato passivamente da tutti, come se fosse naturale. L’ospedale così com’è oggi non risponde assolutamente alle necessità dei cittadini; è un luogo dove si va per essere riparati come degli oggetti, o dove si va a morire senza che nessuno prenda in considerazione il fatto che non siamo degli oggetti, bensì persone.(Giorgio Antonucci)

continua

KINTSUGI: INTERVISTA ALLA PERFORMER BARBARA LALLE

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Dal Blog Parlare D'Altro:

Parliamo con Barbara Lalle di questa pratica. Terapista per la riabilitazione neurologica post traumatica e docente impegnata nell’integrazione delle disabilità gravi, Barbara è un’artista che, attraverso le forme della pittura e della performance, esplora le modalità in cui il disagio, la deprivazione e il dolore possano essere compresi, narrati e superati.

Barbara ha presentato nel 2013 “Ieri ho sofferto il dolore”, un progetto pittorico in una mostra personale al teatro Argot Studio di Roma classificandosi Finalista al Premio Cascella 2015. Ha sviluppato in seguito il tema nella performance “Kintsugi – Ieri ho sofferto il dolore” che ha ricevuto il Premio Città di Soriano 2015.

Dove e come hai conosciuto questo tipo di arte?

Il 2013 è stato un anno difficile, una via crucis interiore.

Stavo portando avanti un polittico, "Ieri ho sofferto il dolore", incentrato su nove figure femminili rappresentative di un lungo viaggio nello spavento della sofferenza, come mi sentivo io.
Era come fossi alla ricerca di nuova carne per rivestire gli spigoli di tanti frammenti.
Con una cara amica mi ritrovo ad un convegno sul potere curativo della parola e della poesia durante la quale il  Dr. Francesco Pieroni, conosciuto psicanalista da sempre impegnato contro gli abusi e le violenze psichiatriche, nel suo intervento nomina il Kintsugi, raccontando la forza simbolica di questa pratica.

Ho appuntato subito questo strano nome, dai fonemi esotici.

Prima o poi sarei arrivata a ragionarci sopra.

E così è stato. 

Ecco perché questa performance si chiama "Kintsugi - Ieri ho sofferto il dolore".

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Cosa rappresenta per te?
Ripartiamo dal lavoro pittorico di cui ti parlavo prima. Dopo il dolore di queste donne, restavano le cicatrici a futura memoria, su di loro come su di me.
Grossi segni di ferite rimarginate, tracce enormi di dolorose lacerazioni ricomposte.
Occultare o esaltare la storia di questa ricomposizione?
La filosofia del Kintsugi suggerisce una strada: esaltare con oro e con argento liquido, così che la deturpazione non sia più tale ma sia la nostra forza, la nostra bellezza e unicità.

Non sarei la stessa persona, senza le mie preziose cicatrici.

E' una performance? In cosa consiste? Interagisci con il pubblico? In che modo?
il mio Kinstugi è una performance meditativa e indagatrice che investiga l’esperienza della violazione del corpo, la lacerazione e l’accettazione della perdita.
Cercando di superare la tradizionale visione occidentale dicotomica (“o intero o rotto”), creo uno spazio che delimita questo confine.
Il pubblico da fruitore diventa anche esso attore, da me chiamato ad intervenire e a vivere l’esperienza di riorganizzazione nuova della ferita.

 
Questo tuo riparare ciò che è rotto è riconducibile  anche al tuo lavoro di terapista?
Nella mia vita ho frequentato la gioia, tutte le declinazioni dei sentimenti e delle emozioni, senza rifuggire nemmeno il dolore, mio e altrui.
Il lavoro di terapista mi ha materialmente messo in contatto con pazienti affetti da patologie degenerative, neuromuscolari o post traumatiche.
Nella terapia tocchi il dolore, nel senso più vero e forte.

Queste lesioni mi hanno posta davanti alla scelta: evitare, schivare o accogliere e dare dignità e valore?

Cosa intendi trasmettere agli spettatori?
Che quando l’unicità, l’inviolabilità e la sacralità del corpo intero vengono profanate, bisogna aver cura anche dei frammenti.

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E come loro hanno risposto alle tue precedenti performance?

Con grande partecipazione, numerica, ma soprattutto d’animo.
Ho incontrato l’umanità più varia, compresi bambini, anziani,

persone sconosciute ma anche i miei parenti stretti, persone con difficoltà motorie e altre accompagnate dal loro cane.

Tutti hanno capito senza difficoltà il mio messaggio, non perché sia semplice, ma perché in esso non c'è artificiosità ma solo la mia emergenza di dire.
Il commento più bello mi è stato riportato da un’amica che era fra il pubblico: c'erano due donne, a lei sconosciute, una diceva all'altra "Vai da lei, lei ti guarda ed entra in empatia con te con gli occhi".

 

Non si tratta quindi di una semplice forma d'arte materiale... ma in qualche modo vi è una riparazione anche nell'anima? Giusto?

Nell'invitare il pubblico ad entrare nel flusso empatico, offro la possibilità di partecipare ad un rito di riparazione in cui il gesto finale del porre oro o argento sulle ferite è una metafora: proprio dalla causalità-casualità del nostro tessuto di cicatrici nasce l'unicità, e quindi la preziosità, del nostro Essere.
l Kintsugi è sempre inserito in una performance o è stata una tua idea?
Il kintsugi (金継ぎ), letteralmente "riparare con l'oro", è una pratica giapponese che consiste nell'utilizzo di oro o argento liquido o lacca con polvere d'oro per la riparazione di oggetti in ceramica, usando il prezioso metallo per saldare assieme i frammenti.
Il kintsugi quindi nasce in origine come una pratica, ma l'idea che dall'imperfezione e da una ferita si possa creare una forma ancora maggiore di perfezione estetica e interiore mi ha fatto riflettere sulla forza concettuale e la potenzialità perfomativa di questa pratica. Ne ho realizzato quindi questa performance...ma c'è chi da questa idea del kintsugi ha creato una linea di tazze da caffè per una famosa ditta italiana...

A chi ti riferisci?

Ad una artista, non a caso, giapponese, Yoko Ono; una delle prime ad esplorare l'arte concettuale, le performance artistiche, ed ad essere membro di Fluxus, movimento in cui mi riconosco negli intenti e nelle pratiche antidogmatiche e libertarie.

Perchè questa necessità di interagire con il pubblico?

Oltre al già citato Fluxus, un altro dei miei riferimenti culturali è l'estetica relazionale codificata da Nicolas Bourriaud, un’arte soprattutto politica e sociale che ruota attorno al potenziale creativo dell’uomo.

L'artista relazionale non cerca l’estetica fine a se stessa,  ma trasforma l’oggetto d’arte in uno spazio di dialogo con il pubblico-fruitore, esaltando la relazione e l’incontro con l’Altro.

C'è qualcosa nella tua vita che hai riparato? E non hai potuto?

Per sdrammatizzare con una battuta direi che sono stata come l'arrotino, ho riparato cucine a gas, ombrelli, forbici, forbicette, fobici da seta...

Breve Biografia dell’artista:

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- Barbara Lalle, 09/02/1978, romana, Terapista per la riabilitazione neurologica post‐traumatica e Docente impegnata quotidianamente nell’integrazione delle disabilità gravi, mossa da una "emergenza di dire", come artista, attraverso le forme della pittura e della performance, esplora le modalità in cui disagio, deprivazione, dolore possano essere compresi, narrati, superati.

-          Nel 2012 è finalista al Premio Adrenalina, con la scultura “Canide” esposta al Macro Testaccio – La Pelanda.

-          Presenta “Ieri ho sofferto il dolore” come progetto pittorico in una mostra personale al teatro Argot Studio di Roma dal 22 al 27 ottobre 2013 che si è classificato Finalista al Premio Cascella 2015. Sviluppa poi il tema nella performance “Kintsugi”, presentata al Museo Stadio di Domiziano 19 Dicembre 2016, che ha ricevuto il Premio Città di Soriano 2015.

-          Già attrice nella compagnia teatrale Living Theatre Europe, è al MAXXI di Roma impegnata nella performance "L'arte dell'errore giudiziario"(Libero ‐ 9 Febbraio 2011, Manifesto
‐ 9 Febbraio 2011). È Interprete di alcuni progetti fotografici, e di una foto di Marco Marassi esposta presso il Museo D'arte Contemporanea di Roma MACRO(2012).
Sempre al MAXXI presenta l’installazione performance “Il labirinto di Icaro involato” il 2 Aprile 2015 per la Giornata mondiale di consapevolezza sull’autismo.

-          Al Macro Testaccio – La Pelanda presenta la performance ESODI scritta con Gianluca Sanguigni, con la partecipazione di Cathy Marchand del Living Thare e con il Parruccoro del Maestro Luca Pellegrini (Ansa 25 Marzo 2016).

-          Ad oggi collabora con varie realtà artistiche ed associative, tra cui la T.A.G. Tevere Art Gallery  in cui nel 2016 ha presentato la performance “Rilevazione-Rivelazione” (Corriere della Sera 8 Gennaio 2016).

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