GIORGIO ANTONUCCI

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Cominciai a capire che la medicina non funzionava quando entrai negli ospedali e mi accorsi che le relazioni con i vivi sono condotte con la stessa indifferenza che si ha verso i morti. E scoprii che la nostra medicina è un intervento sull’oggetto da accomodare. [...]

 Appare bizzarro, ed è terribile e disumano che, nel momento in cui una persona sta soffrendo, non ci sia il minimo interesse umano per quanto prova. È un modo che facilita la morte, un modo accettato passivamente da tutti, come se fosse naturale. L’ospedale così com’è oggi non risponde assolutamente alle necessità dei cittadini; è un luogo dove si va per essere riparati come degli oggetti, o dove si va a morire senza che nessuno prenda in considerazione il fatto che non siamo degli oggetti, bensì persone.(Giorgio Antonucci)

continua

IL MANICOMIO DEI BAMBINI

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L’autore ripercorre la cronaca giudiziaria degli anni ’60 e ’70, riproponendo in questo saggio storie potenti di bambini vissuti nei manicomi, luoghi di istituzionalizzazione oggi chiusi grazie alla legge Basaglia del 1978.

Nella prima parte del libro si delinea il quadro dell’epoca in cui i manicomi, in particolare quelli della provincia di Torino, erano delle vere e proprie discariche di relitti e persone rotte, dove la disumanizzazione era all’ordine del giorno. Nella seconda parte, quella più cruda e viva, l’autore raccoglie otto storie di bambini e bambine, a volte vittime d’abbandono, a volte semplicemente monelli, lasciati a marcire dietro quei muri, legati mani e piedi per giorni o in balia del gelo invernale.

Nella terza parte l’analisi si sposta sul presente: dai tagli ai servizi pubblici, alla metamorfosi dei vecchi istituti, fino agli abusi degli interventi psichiatrici.

In questo scenario, si allarga lo sguardo sulle odierne forme di disagio psichico giovanile, come gli hikikomori, e sull’adeguatezza ed efficacia degli interventi da parte della società.

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Anna Grazia Stammati

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