Diario dal manicomio. Ricordi e pensieri dall'agosto 1973 al settembre 1996
La psicologia non si è sviluppata come conoscenza della complessità e della ricchezza creativa della vita interiore dell'uomo, ma piuttosto come disciplina del controllo dei costumi e come strumento di custodia e di sorveglianza del buon comportamento sociale.
L'uomo non è considerato un essere vivente dotato di libertà, ma piuttosto è visto come un genere particolare di macchina che funziona bene o male, secondo la sua più o meno duttile disposizione ad adattarsi e a sottomettersi alle convenzioni della società in cui vive.
È un concetto utile a chi vuol mantenere l'ordine stabilito con i mezzi del potere e della costrizione, considerando i dissidenti, i ribelli e gli scontenti come cervelli guasti da aggiustare, invece che individui creativi capaci di scelta, quindi non sempre riducibili a modelli precostituiti e a principi autoritari. Quasi tutti gli psicanalisti pensano gli uomini come oggetti da riparare e hanno una cultura meccanica e un modo di ragionare deterministico – così, quando i pazienti visti come oggetti sono troppo scomodi e indisciplinati, in pratica difficili a ripararsi, li passano alle cliniche psichiatriche, oggi come ai tempi di Freud, senza cambiamenti di alcun genere se non l'aumento dei motivi e dei pretesti di ricovero.