GIORGIO ANTONUCCI

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Cominciai a capire che la medicina non funzionava quando entrai negli ospedali e mi accorsi che le relazioni con i vivi sono condotte con la stessa indifferenza che si ha verso i morti. E scoprii che la nostra medicina è un intervento sull’oggetto da accomodare. [...]

 Appare bizzarro, ed è terribile e disumano che, nel momento in cui una persona sta soffrendo, non ci sia il minimo interesse umano per quanto prova. È un modo che facilita la morte, un modo accettato passivamente da tutti, come se fosse naturale. L’ospedale così com’è oggi non risponde assolutamente alle necessità dei cittadini; è un luogo dove si va per essere riparati come degli oggetti, o dove si va a morire senza che nessuno prenda in considerazione il fatto che non siamo degli oggetti, bensì persone.(Giorgio Antonucci)

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La Storia di Lou Reed

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Lou Reed è una delle figure più leggendarie del rock’n’roll, prima come leader del gruppo rivoluzionario dei Velvet Underground, e poi come artista solista.

 A differenze della Maggior parte degli artisti provenienti dalla cultura musicale di fine anni ’60, Reed è riuscito a rinnovare costantemente il suo sound rimanendo, però, fedele alla sua visione musicale; solo David Bowie (tra l’altro ammiratore di Lou Reed sin dagli esordi con i VU) è riuscito a mantenere la stessa popolarità e la stessa inventiva.

Lewis Allen Reed nasce il 2 Marzo 1942 in una famiglia ebrea nella cittadina di Freeport, Long Island. Già dalla nascita, Reed vuole essere un musicista, ispirato in particolar modo dal rock’n’roll che scopre da giovanissimo. Impara a suonare la chitarra e incide un singolo stile “doo-woop” con una band chiamata “The Shades”. In questo periodo accade una delle cose che sconvolgerà totalmente l’esistenza di Lewis; i genitori, preoccupati dal suo atteggiamento ribelle, dalle sue pose effeminate e provocatorie, dal suo parlare apertamente di omosessualità e dal suo sempre Maggiore interesse verso la “musica del diavolo” (il rock’n’roll), decidono di rivolgersi ad un centro psichiatrico specialistico per farlo curare. 
 

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Il giovane Lewis accetta la volontà dei genitori e si reca alla clinica tra il divertito e il curioso: non sa che la “cura” scelta e molto in voga all’epoca era l’elettroshock. Per due settimane viene sottoposto a scariche elettriche intensive che, come lui ha più volte ricordato, gli facevano perdere completamente senso dell’orientamento e memoria. Per parecchi mesi, Lewis non sarò neanche più in grado di leggere perché, “arrivato a pagina 17 non ricordavo più cosa avevo letto, e dovevo ricominciare”.
 Il trattamento dell’elettroshock cambierà profondamente Lewis che non solo non “guarirà”, come speravano i genitori, ma anzi esaspererà i suoi comportamenti giocando, spesso, sulla pazzia. Ma , soprattutto, cambierà per sempre il già complicato rapporto di amore-odio verso i genitori: da questo momento in poi Lewis farà di tutto per far loro del male, vendicandosi della loro decisione, e parlerà di loro in parecchie canzoni durissime (“Kill your sons” parla proprio del trattamento di elettroshock).
 In definitiva, comunque, i genitori si rivelano come una tipica famiglia ebrea della medio borghesia anni 50, con tutto il loro carico di preconcetti e di convenzioni puritane, e il giovane Lewis è, invece, già proiettato nel nuovo fermento culturale degli anni 60 e 70.

Tratto dal sito :

http://www.loureed.it/biografia

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